La Formazione 4.0 inizia dalla Scuola

La Formazione 4.0 inizia dalla Scuola

Velocità, capacità di adattarsi al cambiamento, forte intensità emotiva, alto impatto: queste sono le caratteristiche peculiari della quarta rivoluzione industriale, che pongono traguardi molto sfidanti. Cambia infatti il modo di vivere, e non solo di lavorare; si interagisce con gli altri attraverso nuovi strumenti ed all’interno di ecosistemi economici, tecnologici e sociali in continua evoluzione, ad una velocità senza precedenti nella storia umana.

Eppure tutti questi cambiamenti dell’ecosistema 4.0, molti di natura tecnologica, stanno in realtà accentuando la centralità del ruolo del lavoratore, visto sempre più come individuo che come mero professionista.

La prima reazione davanti al contesto delineato dalla fabbrica 4.0 è infatti quella di pensare che il lavoratore non sia più il centro del sistema produttivo. Negli ultimi dieci anni, le imprese che hanno saputo gestire la crisi che ha sconvolto i sistemi produttivi tradizionali e che ha costretto il mondo del lavoro a realizzare dei cambiamenti radicali sono state quelle che hanno ideato nuovi modelli di business e nuovi modelli organizzativi, investendo sul proprio personale ed intervenendo non solo sulle sue competenze hard, ma anche su quelle soft. Alcune soft skills posseggono un rilievo particolare nell’ambiente di lavoro:  problem solving in situazioni complesse, pensiero critico, gestione delle persone, team working, intelligenza emotiva, decision making, orientamento al servizio, negoziazione e flessibilità cognitiva.

Per avviare la mia carriera di Coach e Consulente manageriale ho dovuto studiare molto e perfezionarmi in molti aspetti. E mi sono sempre domandato, io come molti miei colleghi, perché il sistema scolastico non contribuisca in maniera significativa, sistematica ed organizzata allo sviluppo dell’individuo in quanto tale proprio allenando le soft skills, anziché demandare tutto a quella che solo in futuro si rivelerà essere una particolare inclinazione del singolo. Acquisire le competenze trasversali (istituendo ad esempio laboratori didattici, scuole di musica, arte, danza e sport o affiancando teoria e pratica con role play, project work, alternanza scuola-lavoro, etc…) rappresenterebbe anche il miglior modo per accelerare lo sviluppo di tutte quelle competenze hard che poi si rivelerebbero utili nel momento in cui si andasse ad iniziare la ricerca di occupazione o la trasformazione di impiego.

E se il nostro sistema scolastico difficilmente riuscirà ad adeguarsi nei tempi dovuti a queste nuove esigenze, è ancor più fondamentale per le aziende disegnare programmi formativi che combinino in maniera originale e creativa le competenze tecniche (hard & digital) e quelle soft di natura trasversale, così da adeguare il capitale umano ai nuovi modelli produttivi e organizzativi che si stanno rapidamente diffondendo.

Per i Coach e Trainer la sfida è quindi improntata sul “saper essere”, sfera esistenziale che si manifesta nella varietà di atteggiamenti e comportamenti che ogni persona esprime quotidianamente nelle diverse situazioni, con il fine sia di contribuire alla compensazione dei gap formativi individuali, sia di agevolare il cambiamento limitando le resistenze che tipicamente si sviluppano nei momenti di incertezza.