Il Ruolo delle Emozioni nell’Impresa 4.0

Il Ruolo delle Emozioni nell’Impresa 4.0

Accanto a sempre più elevate competenze tecniche, la complessità introdotta dalla tecnologia nel nuovo mercato del lavoro richiede attitudini comunicative, capacità di lavorare in gruppo, flessibilità, e abilità nel risolvere i problemi: attitudini meglio note come soft skills nel mondo anglosassone e, tendenzialmente, competenze trasversali nel nostro Paese. I settori maggiormente interessati dalla richiesta di queste competenze sono, nell’industria, il settore elettrico ed elettronico e il chimico-farmaceutico, e nei servizi, il settore finanziario, l’informatica e le telecomunicazioni (Unioncamere, 2017).

I Leader del futuro (ma direi ormai del presente) hanno bisogno di potenziare al massimo queste skill. Cosa fare dunque per potenziare le soft skills delle generazioni a venire? È il principale interrogativo che ci si pone a livello educativo. In generale non ci sono programmi specifici per lo sviluppo delle soft skills nell’ambito dei percorsi ordinari d’istruzione e formazione professionale. Tuttavia, non si tratta di aggiungere nuove discipline ma di cambiare la didattica, che dovrebbe essere prevalentemente fondata su un modello di apprendimento esperienziale in grado di coniugare l’acquisizione di conoscenze con lo sviluppo di competenze e abilità trasversali. Allo stesso modo, così come a livello scolastico, gli stessi interrogativi sono all’ordine del giorno nel mondo imprenditoriale ed industriale.

Ma quali sono le soft skills oggi più richieste dagli imprenditori e dal mercato? Assolombarda (2015) con un’indagine condotta in collaborazione con l’Università di Milano Bicocca-Crisp (Centro di ricerca interuniversitario per i servizi di pubblica utilità), ha rilevato che le soft skills più richieste per le figure più significative di Industry 4.0 sono la capacità di lavorare in team, le abilità comunicative e il problem solving, insieme con alcuni aspetti caratteriali di precisione, affidabilità, intraprendenza e dinamicità.

Il lavoro in team, però, richiede la capacità di comprendere le motivazioni degli altri. Lavorare efficacemente con gli altri significa osservare il loro comportamento e comprendere perché agiscono nel modo in cui lo fanno. È necessario trovarsi a proprio agio nell’interazione faccia-a-faccia, avere nozioni di comunicazione non verbale, di paralinguistica (toni, frequenze, ritmi, silenzi), cinesica (movimenti, mimica facciale), prossemica (spazi), aptica (messaggi quali strette di mano, abbracci, pacche sulle spalle, ecc). È necessario saper costruire assieme ai propri colleghi una microstruttura sociale, un team di persone che interagiscono le une con le altre in modo ordinato, con regole comuni e condivise benché tacite, sulla base di aspettative condivise. Quindi oggi più che mai diventa funzionale liberare nei contesti organizzativi l’emotiva.

All’interesse per l’obiettivo da conseguire si aggiunge quello per gli stati emotivi e le emozioni.
Gli studi e le teorie sull’intelligenza emotiva e sulla leadership trasformazionale hanno contribuito mettere in rilevo le emozioni all’interno delle organizzazioni. Le emozioni infatti sono dei formidabili attivatori di energia, elemento fondamentale per raggiungere qualunque traguardo. Il loro potenziale è enorme, così come nella vita privata, anche in ambito professionale.

Nella quarta rivoluzione industriale assumono centralità le emozioni. Le neuroscienze parlano di “contagio emotivo”. Infatti, percepire e trasferire agli altri un’emozione significa diffondere energia. Tutti noi ne abbiamo esperienza nei nostri comportamenti, ad esempio quando presi dal timore la nostra condotta è poco proattiva, e di come siano molto efficaci quando agiamo stimolati da entusiasmo e senso di sfida.

E compito del nuovo Leader 4.0 mettere in gioco tutto ciò che è in suo potere per aumentare la probabilità di diffondere gli stati emotivi coerenti con la meta da perseguire. La loro abilità dovrà essere quella di “sentire”, trasferire e attivare, curiosità, senso di fiducia, orgoglio, entusiasmo, “rabbia” diretta verso la soluzione di un problema o la conquista di una meta difficile. Secondo un più recente studio (McKinsey, 2017), il 40% dei datori di lavoro ha dichiarato di avere difficoltà a riempire i posti vacanti perché i lavoratori più giovani non sono in possesso di competenze trasversali come comunicazione, lavoro di squadra e puntualità. Allo stesso modo, un sondaggio PayScale (2016) aveva ottenuto risultati simili l’anno precedente, con i manager che evidenziavano teamwork, ownership e leadership come abilità difficili da reperire presso i Millennial.

La formazione della Human 4.0 propone consapevolezza, scelta, saggezza e un utilizzo funzionale del proprio registro emozionale al fine di mettere in movimento le energie e i comportamenti che nascono in risposta alle emozioni, in modo da generare e alimentare valore e spirali virtuose.